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CICLONI TERMICI
Uno dei possibili meccanismi in grado di generare un’area di bassa pressione in una porzione di atmosfera è il diverso riscaldamento della superficie terrestre da parte dei raggi solari. La zona equatoriale, ad esempio, è caratterizzata dalla costante presenza di basse pressioni che formano una sorta di cintura attorno al globo resa visibile, attraverso le immagini dei satelliti meteorologici, dalle imponenti nubi cumuliformi che vi si sviluppano quotidianamente; infatti la cosiddetta Zona Torrida, compresa tra i due tropici, risulta essere l’area maggiormente riscaldata della Terra e le depressioni che si formano al suo interno sono dovute proprio all’eccesso di energia termica capace, fra l’altro, di innescare poderosi moti ascensionali dell’aria che sono strettamente legati alla circolazione generale dell’atmosfera.
Ma per quale motivo questo meccanismo provoca un abbassamento della pressione? La spiegazione è piuttosto semplice. La pressione atmosferica in un qualsiasi punto della superficie terrestre è prodotta dal peso della colonna di aria sovrastante; se in quel punto l’aria viene scaldata si verifica un calo della sua densità: in pratica, a parità di volume occupato, l’aria pesa di meno. Nello stesso tempo, a causa del fatto che tra due fluidi mescolati quello più leggero tende ad occupare i livelli superiori e viceversa, si genera un moto ascensionale dell’aria la quale, raggiunta la sommità, diverge spostandosi definitivamente da quella verticale. Facendo i conti l’aria che sfugge dall’alto va a sottrarsi all’intera colonna sottostante; risultato: sopra quel punto meno quantità d’aria, meno peso e quindi pressione inferiore rispetto alle zone adiacenti. Una caratteristica peculiare di queste strutture bariche è che, a differenza dei cicloni di origine dinamica (come quelli che interessano normalmente l’Italia), ai livelli superiori si genera un’area anticiclonica: infatti, come si è detto, sopra la colonna l’aria diverge proprio come all’interno delle alte pressioni.
Le dimensioni tipiche di tali strutture vanno dalle centinaia alle migliaia di chilometri; di conseguenza si comportano come tutte le aree cicloniche con i movimenti dell’aria a spirale attorno al centro. Per tale motivo vengono chiamati CICLONI e, siccome sono generati dal riscaldamento solare, si definiscono TERMICI.
Monsoni e brezze sono fenomeni a scale differenti causati da questo stesso meccanismo: nella stagione calda (per i monsoni estivi) o durante le ore più calde del giorno (per le brezze diurne) la terraferma o la cima dei monti si scalda maggiormente rispetto al mare o al fondovalle; di conseguenza, su queste aree, si crea una bassa pressione in grado di risucchiare aria dal mare o dalla valle. Nel caso del monsone estivo la grande quantità d’aria umida richiamata dall’oceano provoca la famosa stagione delle piogge; si hanno esempi eclatanti nel sud-est asiatico. In maniera inversa si riscontrano i medesimi meccanismi durante la stagione fredda per i monsoni e nella notte per le brezze, quando il mare o il fondovalle risultano più caldi della terraferma o la cima dei monti.
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