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VENTO ISALLOBARICO

Uomini fasciati in spessi impermeabili gialli e costretti a camminare ingobbiti sotto un cielo plumbeo sferzato da violente raffiche di vento; tegole e vasi che piombano sul manto stradale dalle vicine abitazioni; pali della luce contorti, piegati, se non divelti dalla loro naturale sede… sono alcune delle immagini che alla vigilia del capodanno del 2000 le tv di tutto il mondo hanno rovesciato nelle nostre case, e non avrebbero dovuto stupirci neanche più di tanto se non fosse stato che quella situazione tipica di un ciclone tropicale era in realtà ambientata nella molto più "temperata" ed europea Francia Settentrionale.

Ma cosa è successo allora in quei giorni che precedevano il nuovo millennio?

Le mappe del campo barico relative a quei giorni mostrano una profonda depressione, con minimo di circa 960 hPa, che dal Nord America si spostò velocemente sull’Europa: in tali condizioni la pressione diminuiva repentinamente davanti alla depressione, per poi risalire altrettanto velocemente dopo il suo passaggio. Come si può ben capire queste non sono certo le condizioni richieste per poter ritenere valida l’approssimazione di vento geostrofico (la legge di Buys-Ballot, che ipotizza che il vento assuma una direzione parallela alle isobare, richiede difatti come ipotesi fondamentale che il campo barico risulti pressoché stabile in brevi periodi di tempo: tutto il contrario di ciò che abbiamo appena descritto!), ed in queste occasioni le masse d’aria tendono decisamente a muoversi dalle zone dove la pressione aumenta a quelle in cui diminuisce: dove tale movimento si somma a quello ipotizzato dall’approssimazione geostrofica, si possono avere venti molto più intensi di quelli che ci si aspetterebbe in condizioni normali. Ed il vento isallobarico è appunto quel vento che tende a soffiare dalle regioni in cui si hanno repentini rialzi di pressione a regioni adiacenti in cui accade l’esatto contrario.

 

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